Il cinema, sin dai tempi di Méliès, ha privilegiato il viaggio fantastico. Egualmente, il compromesso con le leggi dello spettacolo. INNERSPACE, ahimè, non contraddice la regola: a fare da struttura portante alle belle immagini di cui sopra non possono mancare i vizi del mercato. Spielberg, ci mancherebbe, mira al sodo: come dire James Bond, coi suoi tipacci paratecnologici, gli Avventurieri dell'arca perduta, inseguimenti e ritmi forsennati, più qualche battuta (non abbastanza) dissacrante. Morale: la solita solfa. Ben fatta, come no: attori stimolanti, sceneggiature di quelle che non dovrebbero lasciare respiro, montaggi al rasoio e musichette all'elettronica.

Ma pur sempre quel modo, ormai insopportabile, di dare una certa qual piega alle immagini che, dietro l'apparenza dell'efficacia professionale nasconde la prevedibilità più assoluta. La messa in scatola di tipo televisivo."